Da B.-P. Park al mare sulla ferrovia che non c'è

Un po' di storia
La linea ferroviaria Civitavecchia - Capranica - Orte, fu aperta al traffico il 28 ottobre 1929. L'utilizzo che ne ha determinato la costruzione è quello merci, e più precisamente il trasporto di carbone dal porto di Civitavecchia alle acciaierie di Terni. Nel 1961, a seguito di una frana di lieve entità all'imbocco di una galleria, le FS sospesero il servizio ferroviario sulla tratta Capranica - Civitavecchia, da allora la linea andò progressivamente in rovina. Da allora fu utilizzata spesso come set di molti film west visto l'incantevole e suggestivo paesaggio della tolfa.  Nella metà degli anni 80 sono iniziati i lavori per il ripristino. Questi lavori sono stati sospesi nel 1994. Oggi quindi, il percorso si presenta come una comoda  strada bianca.

Un tratto della linea, tra Civitavecchia e Mole del Mignone

La bici sul treno

 Se si viene per fare un 'uscita da Roma, si fa un viaggio circolare utilizzando all'andata la linea ferroviaria fm3 Roma Viterbo. Ipotizzando la durata di un'uscita (sabato e domenica). Si parte da Roma col treno il sabato pomeriggio e  si scende a Oriolo con le bici,  si percorre la strada asfaltata fino al B.-P. Park per il pernotto (pochi km); si puo' quindi partire da Roma anche sabato pomeriggio sul tradi. L'indomani si percorre il vero e proprio percorso in bici: si abbandona la base e si percorre la strada asfaltata verso La Stazione di Capranica; arrivati alla stazione di Capranica inizia il percorso illustrato di seguito; finito il tragitto, si torna con il treno regionale FM5 da Civitavecchia per Roma. A Roma le due linee( FM3 e FM5) si congiungono alla stazione di S.Pietro. Per la regolamentazione della bici in treno vedi la pagina "trasporti".

Prime pedalate

DESCRIZIONE DEL PERCORSO PARTENDO DALLA STAZIONE DI CAPRANICA: Dal piazzale della stazione ci si immette sulla strada asfaltata prendendola verso destra; si comincia in discesa (o quasi). Dopo un brevissimo tratto di strada provinciale, un passaggio a livello (il primo) sulla Roma - Viterbo conduce proprio alla sede della vecchia linea. Dopo pochi metri si incontrano dei grossi blocchi di cemento, recanti la data 3-10-94, ovvero la data di chiusura dei cantieri di ricostruzione: tali blocchi servono ad impedire ai veicoli l'accesso al sedime ferroviario. Si pedala quasi in piano: dopo un casello in rovina si arriva alla galleria di S. Donato (targa solo lato Capranica: accanto è anche indicata la data di costruzione, 1923), m.275 in curva.
In lieve salita si raggiunge la stazione di Barbarano - Veiano, km 41+691. Sottopassata la statale Braccianese si comincia a scendere, incontrando la galleria di S. Quir...(ico? La targa, solo lato Civitavecchia, è danneggiata. Secondo altre fonti è denominata Palmerino), m.255 in curva, e quella di S.Petricone, o S. Pellegrino (targa solo lato Civitavecchia: c'è ancora un fascio littorio sulla sommità del portale), m.150 in rettilineo.
Poco oltre c'è la stazione di Bandita di Barbarano, km 37+843 (più vicina al paese di quanto non lo sia quella precedente).

Qualche ostacolo

Appena dopo la stazione, all'intersezione con una strada provinciale, bisogna aggirare due muretti di protezione. Più avanti si incontrano dei cancelli, anche questi superabili eventualmente sollevando la bicicletta. Al km 34+245 si giunge alla stazione di Blera, da dove è possibile fare una deviazione per il paese (che fino al 1952 si chiamava Bieda).
Continuando la discesa si devono oltrepassare altri muretti, fino a raggiungere la stazione di Civitella Cesi, km 30+593, col suo ampio piazzale a 3 binari. Superati altri cancelli si raggiunge il piazzale accanto al quale sorgeva il casello, trasformato in fermata nel dopoguerra, di Le Pozze, km 27+682. Il fabbricato è stato demolito durante i lavori di ricostruzione.
Dopo l'ennesimo cancello la sede è utilizzata come strada carreggiabile fino alla stazione successiva: forse per questo la galleria che si incontra (Caprareccia, m.276 in curva) non ha una sezione tipicamente ferroviaria, essendo le pareti verticali. Inoltre manca la canaletta centrale di scolo, che renderebbe difficile il traffico veicolare.
Al km 23+662, dopo aver lasciato a sinistra il fabbricato della sottostazione elettrica degli anni 20, ovviamente mai completata, si giunge alla stazione di Monte Romano, dove campeggia il serbatoio dell'acqua per le locomotive recante ancora la targa "Cav. E. Benini - Cementi Armati - Forlì".

Il piazzale della stazione di Monte Romano: del fabbricato viaggiatori vi rimane poco più che un rudere

Fine della discesa

Oltre il ponte in ferro sul Mignone, ricostruito per essere compatibile con gli impianti di trazione elettrica, la linea inizia a salire: superato un casello sulla destra si arriva alla galleria del Mignone (targa, rotta, solo lato Civitavecchia), di 111 metri all'origine, in curva, il cui imbocco lato Capranica è stato allungato con una parte a sezione quadra. Il fondo è attualmente coperto di letame.
Pochi metri dopo si sente il vento freddo che proviene dalla galleria più lunga della linea, quella del Casalone (targa solo lato Civitavecchia), m.1367 (all'origine) in rettilineo. L'imbocco lato Capranica è stato modificato in sede di ricostruzione.

Portale della galleria Casalone, la più lunga della linea con i suoi 1.367 metri di estensione.

La salita continua, si oltrepassano due caselli e si raggiunge la galleria dell'Acqua Agra, m.88 in rettilineo. Nei piani di progetto originali degli anni 20 è definita "galleria artificiale"; sulla destra del portale lato Civitavecchia è rimasto un fascio littorio scolpito su marmo bianco (ANNO VI).

La breve galleria Acqua Agra, interamente in rettilineo e di soli 88 metri.

Poco dopo c'è la stazione di Allumiere, km 18+125, presso la quale fu stabilita una delle sedi logistiche del cantiere di ricostruzione.
Continuando a salire si trova la galleria del Melledra (targa solo lato Civitavecchia), m.409 (all'origine) in rettilineo, modificata nell'imbocco lato Capranica come la galleria del Casalone.
Più avanti, in prossimità delle rovine della città di Cencelle (costruita nell'854 dagli abitanti di Civitavecchia per sfuggire alle incursioni saracene), si attraversa una galleria artificiale a sezione quadra realizzata durante i recenti lavori in sostituzione di un sovrappasso.

Particolare del fabbricato viaggiatori della stazione di Allumiere.

Lontano si vede il mare

La linea inizia a scendere verso il solco del torrente Asco, prima del quale attraversa la galleria di Centocelle (targa solo lato Capranica), m.402 (all'origine) in rettilineo; l'imbocco lato Civitavecchia, in lieve curva, è stato prolungato (fu danneggiato dalla frana del 1961).
Lontano, a sinistra, si vede l'abitato di Allumiere; passato il viadotto sul torrente, la linea riprende a salire verso la galleria dell'Asco (targa solo lato Capranica), m.203 in curva. Sul portale lato Civitavecchia c'è ancora la targa che ricorda l'opera: "La Società Elettro-Ferroviaria Italiana costruì MCMXXII - MCMXXVIII". Anche nel nome del costruttore rimane una traccia di quell'elettrificazione che non c'è mai stata.

Il ponte in ferro sul torrente Mignone.

Pochi metri dopo si è alla stazione di Mole del Mignone, km 11+398, dove terminano i lavori di ricostruzione. Tra questa stazione e quella successiva di Aurelia la sede è coperta dalla vegetazione per lunghi tratti; in altri sono ancora visibili le rotaie, deformate in molti punti.
Alla fine del tratto ricostruito, un sentiero sulla destra sale fino ad una strada sterrata (cancello in filo di ferro) che conduce ad una strada alberata più larga e in parte asfaltata, in fondo alla quale si raggiunge l'Aurelia nel punto di allaccio con l'A12 verso Roma.
Con un po' di attenzione si percorre la statale fino alla borgata di Aurelia (dove c'è la stazione, km 6+007) e poi fino a Civitavecchia. Proseguendo sempre dritto si arriva alla stazione.

Tempi di percorrenza:
Sono partito da Capranica verso le 10, e ho ripreso il treno a Civitavecchia alle 16. anche se però me la sono presa comoda, mi sono dovuto fermare per circa mezz'ora a causa di una foratura e poi sono stato un'altra mezz'ora (almeno) a riposarmi ad Aurelia e sul ponte della ferrovia vicino Scaglia. Quindi il tempo possa essere stimato in 4h30 - 5h nette. Il tratto più pesante - forse sempre perchè non è allenato mi è sembrato quello stradale sull'Aurelia tra l'innesto dell'A12 e Civitavecchia (infatti qui ci sono pendenze stradali, molto superiori a quelle massime ferroviarie). Ineffetti i quasi 50 Km potrebbero far supporre  di dover impiegare molto piu' tempo, ma se si pensa che il percorso è in discesa per il 90% si capisce bene come in realta' lo si possa affrontare senza problemi in una buona mezza giornata netta.

Note:

Il sedime ferroviario è di proprietà FS: spesso si trovano cartelli che vietano l'accesso a chi non è autorizzato. Precisazione doverosa...
In alcuni tratti si incontrano dei muretti che sbarrano completamente la sede ferroviaria, a protezione della stessa: si possono peraltro superare a patto che la bicicletta sia facilmente manovrabile e/o sollevabile. Quindi è il caso di fare attenzione a non caricare eccessivamente il mezzo, o almeno a porre il materiale in sacche velocemente asportabili.
Nelle gallerie...è buio! Una torcia a testa è indispensabile. In galleria c'è la cunetta centrale coperta da pesanti piastroni di cemento: possono sembrare un comodo tracciato, ma in quasi tutte le gallerie alcuni sono sconnessi e quindi in realtà rappresentano un pericolo.
E' più sicuro passare ai lati anche se il fondo è meno scorrevole.
Ho trovato acqua a Blera, vicino alla stazione, e poi più niente fino ad Aurelia: conviene portarsi delle scorte. Per eventuali esigenze...ciclistiche, nel paese di Blera, appena dopo lo spettacolare ponte, c'è un negozio (o meglio una bottega con pareti di tufo) dove si possono far riparare le biciclette e comprare ricambi (è bene far attenzione all'orario di apertura, anche se siamo in paese e le regole non sono considerate in modo rigido).


 IL testo originale e le foto sono di di Marco Rossetti. La prima foto e' di Luigi D'Ottavi. "Adattamento scout" del testo e del percorso: Giovanni Castellano


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